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mercoledì 13 aprile 2011

Vedere - Giudicare - Agire


Per interagire con la realtà in modo costruttivo

La “Teologia della liberazione” ha insegnato un metodo di analisi e di intervento nella realtà quotidiana, con la prospettiva di modificarla positivamente: “Vedere – Giudicare – Agire”. Ritengo che sia una strada che possiamo percorrere insieme.

Vedere, non  solo guardare, ma affondare lo sguardo per penetrare la realtà, conoscerla ed agire responsabilmente nel proprio ambiente di vita.
 “Vedere” diventa una consuetudine della mente che presta attenzione a tutto ciò che si muove intorno a noi: cultura diffusa, religioni, abitudini e tradizioni, visioni della vita e della storia, sistema economico e sociale, conoscenza delle persone e dei rapporti tra persone, delle famiglie e dei gruppi sociali, modi di vivere il tempo libero e il divertimento, scuola, ambienti di lavoro e della convivenza, mass media; ….
 Il “vedere”, che si apre sulle persone e sulle cose che ci circondano con simpatia, è personale e, allo stesso tempo, comunitario: ciascuno “vede”, ma quattro occhi vedono più di due e 200 occhi vedono molto e molto di più. Esempio semplice: è importante “vedere” se ogni marciapiede del quartiere è ben tenuto, in modo che nessuno inciampi e cada.
Chi non vede non può incidere nella realtà e non ha sviluppato l’attitudine ad occuparsi della cosa pubblica; se lo fa diventa un pericolo, perché ragiona per schemi precostituiti e fissi (ideologia). Ricordo il mio primo esame di Filosofia teoretica all’Università di Padova. Avevo studiato i testi dei grandi pensatori e il professore, Marino Gentile, mi lasciò di stucco quando mi chiese: “Descriva la strada che percorre tutti i giorni da casa all’Università”. Aveva chiaro che il pensiero non vive se non affonda le radici nella realtà che ci circonda: la filosofia, amore della sapienza, nasce dall’esperienza quotidiana e su essa si fonda, per andare oltre.

Giudicare. Non è sufficiente “vedere”. Per prendere coscienza e per valutare occorrono una coscienza e valori di riferimento, acquisiti e maturati, in base ai quali si giudica ciò che si vede. Se ho come valori di riferimento la difficoltà di deambulare della persona anziana, della mamma che porta a spasso il figlio piccolo, la cura della città perché presenti sempre l’aspetto più gradevole, il mio “vedere” diventa fonte di giudizio sulla realtà e i valori che mi guidano diventano proposta per un futuro migliore. Senza convinzioni, valori e capacità di progetto, nessuno si muove oppure si muove per interessi propri. Abbandoniamo le idee precostituite e le ideologie devastanti ed accogliamo i valori di umanità e di bellezza, ben ancorati alla realtà della vita.

Agire. Si può essere bravissimi a “vedere” e a “giudicare”, ma non si arriva a nulla se non si hanno la capacità e la possibilità di agire, di concretizzare interventi che tendano a migliorare la vita. In ogni ambito della vita pubblica, come nel mondo dell’economia, della finanza, del sociale e della cultura, diventa necessario organizzarsi tra persone che hanno imparato o imparano a “vedere” e a “giudicare” insieme e in modo simile. Quando queste persone collaborano insieme, il bene visto e la valutazione emersa possono diventare realtà.

C’è chi dedica la vita al “vedere” o al “giudicare”. Il nostro futuro dipende dal numero e dalla qualità di quanti sapranno “vedere – giudicare – agire” per il bene comune, utilizzando gli strumenti adatti quali associazioni, istituzioni civiche e/o partiti politici, per contribuire ad un rinnovamento civile non più rinviabile. Senza questi strumenti si fanno passi utili, ma non si cambia in meglio la vita “dei molti”, in particolare di chi da solo non ce la fa.

Tito Brunelli

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